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Chirurgia della mano: attenti a quei 5!

Chirurgia della mano: attenti a quei 5!

Segni e sintomi inconfondibili da saper riconoscere per conservare il benessere delle mani.

Le mani, strumenti indispensabili di relazione con il mondo, fondamentali compagne nelle attività quotidiane e lavorative, sono spesso colpite da patologie anche invalidanti che ne possono alterare la funzionalità. Il Dott. Cortese e la Dott.ssa Bortot , specialisti in chirurgia della mano e microchirurgia ricostruttiva, ci spiegano come individuare i segni e sintomi delle patologie che con maggior frequenza colpiscono la mano.

Cosa vuole dire “segni e sintomi inconfondibili”?

La chirurgia della mano è una disciplina in cui l’esame medico conta ancora moltissimo. Come in tutta la Chirurgia Plastica Ricostruttiva, a cui afferisce proprio la chirurgia della mano, l’esame clinico permette spesso diagnosi complete. Gli esami strumentali sono un supporto importante per confermare le ipotesi diagnostiche ma non devono sostituire il medico. Educare i pazienti a riconoscere sintomi esclusivi di alcuni disturbi permette loro di rendersi conto di alcune patologie prima degli esami strumentali e quindi di curarsi meglio e magari anche senza bisogno di interventi.

Qual’è la patologia più frequente che colpisce la mano?

La sindrome del tunnel carpale è in assoluto la patologia più diffusa sia nelle donne che negli uomini. Inizialmente il paziente avverte solo un formicolio notturno nelle dita. In seguito il fenomeno si estende anche di giorno e iniziano altri sintomi come la perdita di sensibilità, il deficit di forza e il dolore vero e proprio. La causa del problema è lo schiacciamento di un nervo nel polso: da una fase irritativa precoce si va incontro ad una progressiva degenerazione che può compromettere gravemente la funzionalità della mano. Il formicolio notturno non andrebbe mai trascurato e nella quasi totalità dei casi e salvo rare eccezioni è proprio un segno inconfondibile del tunnel carpale.

Quanto è importante una diagnosi precoce?

Un nervo che soffre e si deteriora è una priorità assoluta e la tempistica è tutto. Il riconoscimento del sintomo ed il suo precoce studio permette di individuare per ciascun paziente il percorso terapeutico più adatto. Non sempre intervento ma anche terapie. Allo stesso modo una diagnosi tardiva può portare a guarigioni incomplete.

Vi sono altri sintomi così utili da saper riconoscere?

Assolutamente si. Le tendiniti della mano per esempio nel loro insieme rappresentano la seconda patologia più comune. I tendini flessori, le “corde” che ci permettono di piegare le dita, sono quelli più colpiti. Una loro infiammazione provoca il loro rigonfiamento con associata difficoltà di scorrimento. Questo si traduce negli stadi iniziali in un dolore tipico e caratteristico alla base del dito che poi può evolvere nel fenomeno dello “scatto”. Negli stadi estremi si ha addirittura il blocco del dito. Anche il pollice può essere interessato. Riconoscere il dolore e fare diagnosi prima dell’arrivo dello “scatto” è molto importante.

Vi sono altre tendiniti oltre al dito a scatto?

Certamente. Anche i tendini estensori, quelli che permettono di aprire le dita, possono infiammarsi e deformarsi. In questo caso non compare lo “scatto” ma il dolore dove i tendini si bloccano rende difficile l’uso della mano nel quotidiano. I tendini del pollice sono quelli più colpiti: è la malattia di De Quervain. Definita “la malattia delle mamme e delle nonne” per il sovraccarico conseguente al ripetitivo gesto di sollevare un neonato, oggi colpisce con sempre maggior frequenza i lavoratori manuali. Ma le tendiniti, con il tipico segno clinico della “neve schiacciata” possono anche permettere di ipotizzare malattie reumatiche come le artriti e indirizzare il paziente precocemente dal reumatologo.

L’artrite alle mani è frequente?

Fortunatamente l’artrite (vera e propria malattia di tutto l’organismo) è poco diffusa mentre l’artrosi è molto più comune. Molti conoscono le deformità delle piccole articolazioni e nodularità delle dita associate a rigidità e dolore. Se è localizzata alla base del pollice parliamo di artrosi trapezio-metacarpale o rizoartrosi. Questa articolazione rappresenta in assoluto quella maggiormente utilizzata perciò è anche la prima ad andare incontro al consumo artrosico. Il ridursi dello spazio articolare e il contatto di superfici ossee si traduce in dolore, deficit di utilizzo e deformità del pollice. Dall’iniziale difficoltà ad aprire un barattolo si arriva all’impossibilità ad allacciare un bottone. Anche qui i sintomi sono importanti perché conservare e preservare l’articolazione ai primi disturbi permette di evitare interventi chirurgici. 

Esistono anche patologie che si presentano senza dolore?

In alcuni casi si. Nel Morbo di Dupuytren ad esempio. Si tratta di un inspessimento anomalo della pelle del palmo che non dà alcun dolore. Inizialmente il paziente sente solo dei noduli simili a calli o piccole cisti, senza avvertire altri sintomi. La malattia negli anni progredisce e si sviluppano dei veri e propri cordoni che retraggono e piegano le dita impedendone l’apertura. L’origine è sconosciuta ma ci sono prove sulla trasmissione ereditaria. Il consulto specialistico in questo caso è fondamentale sia per la diagnosi sia perché le opzioni di trattamento sono moltissime e spaziano da interventi invasivi alle nuove fasciotomie enzimatiche. Quest’ultimo termine non deve spaventare: il cordone viene letteralmente sciolto con microiniezioni di una sostanza chiamata collagenasi che permette la completa estensione del dito senza incisioni. Il recupero è ovviamente più rapido ma la malattia deve essere riconosciuta precocemente se si vogliono dei buoni risultati.

Cosa bisogna fare quando si presentano disturbi alle mani?

Ovviamente consultare il medico di famiglia è il primo passaggio per richiedere eventualmente esami di approfondimento e poi il parere dello specialista della mano è fondamentale per indirizzare il paziente verso la giusta cura. I trattamenti conservativi, i tutori e le terapie fisiche possono essere utili se le patologie sono riconosciute precocemente. Noi lavoriamo in equipe con fisioterapisti dedicati ed ultraspecializzati in patologie della Mano. Un tutore non può essere preconfezionato ma dovrebbe sempre essere costruito sul paziente come un paio di occhiali o un plantare.

E in caso di intervento?

La chirurgia offre soluzioni innovative. L’endoscopia e l’artroscopia sono fondamentali per gesti meno invasivi e dunque recuperi più rapidi. L’intervento per il tunnel carpale o il dito a scatto in endoscopia per esempio dura pochissimi minuti e permette di usare immediatamente la mano. L’aponevrectomia enzimatica permette di guarire dal Dupuytren in pochi giorni. Ogni caso ovviamente deve essere valutato nella sua singolarità ma non bisogna mai disperare. Il ruolo dello specialista della mano è proprio questo: accompagnare il paziente sino alla guarigione.

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