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L’ecografia ginecologica: cos’è, a cosa serve e quando farla

L’ecografia ginecologica: cos’è, a cosa serve e quando farla

Un esame non invasivo che può dare molte risposte sulla salute dell’apparato riproduttivo della donna, ne parliamo con la Dott.ssa Sofia Tosatto, ginecologa.

Dott.ssa Sofia Tosatto
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L’ecografia, sia nella modalità transvaginale che pelvica è un esame diagnostico sicuro e privo di controindicazioni che è entrato nella routine della visita ginecologica. Grazie a questa indagine lo specialista può verificare con precisione la morfologia degli organi interessati e la presenza di eventuali patologie.

È possibile, in questo modo, diagnosticare le principali malattie a carico di utero e annessi ed estendere l’indagine anche alle strutture circostanti.

1 Cos’è l'ecografia ginecologica?

L’ecografia è una metodica diagnostica che sfrutta gli ultrasuoni (onde sonore ad alta frequenza) emessi da una sonda che viene avvicinata alla struttura corporea che si vuole studiare.
Le onde sonore vengono riflesse e rifratte in base alle caratteristiche fisiche del tessuto che incontrano e ritornano indietro alla sonda, dando origine ad immagini in scala di grigi che vengono visualizzate in uno schermo.

Gli ultrasuoni utilizzati nella pratica clinica non sono dannosi per il corpo umano, a differenza ad esempio delle radiazioni (radiografie, TAC), tanto che possono essere tranquillamente utilizzate anche nella donna in gravidanza per studiare l’anatomia fetale e monitorare il benessere della mamma e del feto.

L’ecografia ha due caratteristiche principali: è un esame operatore-dipendente e dinamico. Ciò significa che l’interpretazione e le ipotesi diagnostiche dipendono dall’esperienza e dalla pratica clinica di chi esegue l’esame e che, proprio grazie alla dinamicità, le informazioni vengono acquisite durante l’esecuzione e non elaborate in un secondo momento.

2 A cosa serve l’ecografia ginecologica?

L’ecografia ginecologica si prefigge di studiare la pelvi e gli organi in essa contenuti (utero, ovaie, vescica, retto) e può essere svolta per via transvaginale o transaddominale.

Al giorno d’oggi, la visita ginecologica si avvale spesso dell’esame ecografico come completamento della valutazione, permettendo una maggiore specificità, precisione e accuratezza diagnostica, soprattutto quando eseguita da un operatore esperto.

L’ecografia transvaginale utilizza una sonda endocavitaria. Questa, inserita nel canale vaginale e appoggiata davanti al collo dell’utero, ha il vantaggio di essere molto vicina agli organi oggetto di studio e di fornire una visualizzazione precisa delle strutture. Per contro, offre una panoramica meno ampia della pelvi ed è meno accurata nello studio, ad esempio, di un utero di grosse dimensioni o di grandi formazioni annessiali.

Nell’ecografia transaddominale la sonda viene appoggiata al di sopra dell’addome, permettendo una visualizzazione più estesa, utile nei casi sopra descritti. Inoltre questa modalità di esecuzione risulta la sola percorribile in caso di impossibilità ad eseguire l’esame per via transvaginale.

I due approcci, transvaginale e transaddominale, non si escludono a vicenda, ma, anzi, sono complementari e spesso usati entrambi durante l’indagine ecografica.

3 Quali patologie possono essere diagnosticate?

Con l’ecografia ginecologica si possono diagnosticare tutte le principali patologie a carico di utero e annessi, come:

  • miomi uterini
  • polipi endometriali
  • formazioni cistiche tubariche od ovariche
  • processi infiammatori-infettivi a carico delle tube
  • neoplasie a partenza uterina o annessiale
  • neoformazioni a carico di vescica e retto/intestino


Inoltre, si possono studiare le strutture di sostegno di questi organi, valutare eventuali lesioni a livello dei legamenti e dei setti come nel caso dell’endometriosi, la loro posizione reciproca e la presenza di aderenze tra un organo e l’altro.

Essendo l’ecografia un esame dinamico, come accennato in precedenza, grazie al movimento della sonda è possibile dedurre la consistenza dei tessuti studiati, se sono solidi, se sono liquidi, se sono mobili, se sono “fissi”, se sono vascolarizzati o meno, tutte caratteristiche molto utili nella diagnosi differenziale delle diverse patologie e nella caratterizzazione della condizione patologica.

Si ricorre all’ecografia ginecologica quindi in caso di:

  • dolore pelvico, acuto e/o cronico
  • alterazione della regolarità e della quantità del flusso mestruale
  • perdite atipiche o anomale
  • disturbi che si possono ricondurre a una causa ormonale (come acne o irsutismo) e che quindi possono beneficiare di una valutazione ginecologica.

4 L’ecografia di I livello

Con l’esame ecografico di I livello vengono valutate le principali caratteristiche degli organi ginecologici (dimensioni ed ecostruttura) e la presenza eventuale di anomalie morfologiche o strutturali. 

Questo approccio è utile nei casi di controlli di routine, come completamento della visita ginecologica, oppure nel follow up di patologie note (come miomi uterini). Viene eseguita con sonda endocavitaria, non arrecando generalmente discomfort o disagio alla paziente, la quale deve presentarsi a vescica vuota preferibilmente. 

Non è necessaria una particolare preparazione prima di eseguire l’esame anche se una dieta povera di fibre nei 3-4 giorni precedenti l’esame può ridurre il meteorismo intestinale e quindi rendere più agevole la visualizzazione delle strutture da studiare, soprattutto nelle pazienti in menopausa.

5 L’ecografia di II livello

Se nell’esame di I livello si presta attenzione alle caratteristiche basilari degli organi ginecologici, con l’ecografia di II livello lo studio diventa più approfondito, si valutano anche le strutture adiacenti agli organi e che potrebbero essere interessate da processi patologici. 

Generalmente un esame di secondo livello, come lo dice il termine stesso, viene eseguito sulla base di un sospetto diagnostico preciso (come nel caso di endometriosi) oppure per caratterizzare meglio un reperto patologico precedentemente riscontrato, magari accidentalmente, in corso di altri esami strumentali come TAC o RMN (una cisti ovarica, una formazione uterina). Infatti, anche se generalmente l’ecografo usato per un esame di secondo livello è di ultima generazione, ancora più importante è l’esperienza dell’ecografista, che fa la differenza e determina il livello dell’esame svolto. 

Questo conferma, come descritto sopra, che l’ecografia è un esame operatore-dipendente. 

La modalità di esecuzione e la preparazione sono le medesime dell’esame di I livello, più frequentemente in questo caso si ricorre anche all’approccio transaddominale per avere una visione d’insieme più completa (nel caso del sospetto di endometriosi, ad esempio, si valuteranno anche i reni con sonda addominale, per assicurare il loro corretto funzionamento che potrebbe essere inficiato da lesioni endometriosiche a carico delle vie urinarie).

6 La sonoisterosalpingografia

La sonoisterosalpingografia è un esame diagnostico che utilizza l’approccio ecografico transvaginale per la valutazione della cavità uterina e dello stato delle tube (pervie o chiuse). 

Si esegue inserendo un piccolo catetere nel canale cervicale e iniettando un liquido (soluzione fisiologica o schiuma apposita) il cui passaggio attraverso la cavità uterina e le tube viene seguito attraverso l’esame ecografico. 

Può essere lievemente fastidioso per la paziente, che potrà avvertire dolori pelvici simili ai crampi mestruali. Il setting dell’esame rimane in ogni caso l’ambulatorio, senza necessità di ricorrere alla sala operatoria, se non in casi eccezionali. 

L’indagine permette di evidenziare la presenza di formazioni polipoidi o miomi uterini che sporgono all’interno della cavità, la presenza di aderenze intracavitarie o anomalie della morfologia della cavità stessa. In più, l’eventuale passaggio del liquido attraverso le tube, permette di capire se queste sono pervie (quando il passaggio avviene) oppure chiuse (quando il passaggio non viene evidenziato). 

Il risultato dell’indagine ha importanti implicazioni nel campo della fertilità femminile ma non solo, essendo diagnostico anche per tutte le patologie uterine intracavitarie che possono determinare flussi mestruali molto abbondanti o irregolarità mestruali.

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