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La magnetoterapia: cos'è e come funziona

La magnetoterapia: cos'è e come funziona

La magnetoterapia è una terapia alternativa che utilizza i campi elettromagnetici per trattare patologie ossee e muscolari.

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La magnetoterapia utilizza onde elettromagnetiche di bassissima frequenza. Le bande di riferimento sono l’ELF (Extremely Low Frequency) e in alcuni casi, l’ULF (Ultra Low Frequency).
La magnetoterapia può disporre di un’ampia gamma di frequenze, per questo è molto difficile parlare di magnetoterapia come di un’unica metodica.

In fisioterapia si utilizzano strumentazioni assai varie. Le più note sono quelle rappresentate da un conduttore metallico avvolto in una serie di spire, detto solenoide, percorso da una corrente variabile. Questi dispositivi producono per induzione campi magnetici, la cui forma, dimensione e variabilità, dipendono essenzialmente dalle caratteristiche del segnale elettrico di pilotaggio.

La magnetoterapia eroga campi magnetici variabili nel tempo, mono-direzionali, a bassa intensità, definiti CEMP (Campi Elettromagnetici Pulsati) o PEMFs (Pulsed Electro Magnetic Fields). I segnali elettrici impiegati per la generazione del campo magnetico sono vari: i più sperimentati sono il segnale elettrico di forma rettangolare e il segnale semi-sinusoidale.

Le frequenze usate sono: basse frequenze per scopi stimolanti (specie da 5 Hz a 72 Hz), alte frequenze per fini analgesici (300-700 Hz). Le frequenze intermedie hanno effetti intermedi analgesici-trofici. La determinazione dell’intensità più idonea a una determinata patologia non è cosa semplice, in quanto l’intensità è in relazione all’estensione del campo, la quale, a sua volta, dipende dalla dimensione del solenoide e dalla modalità di applicazione.

Per ottenere apprezzabili effetti bioelettrici di tipo stimolante è necessario erogare almeno 40 G al centro dell’organo da trattare, per patologie dolorose è sufficiente una intensità di 30 G.

La magnetoterapia si può applicare con un solo solenoide o con una coppia di solenoidi. La metodica con solenoide unico risulta più semplice per applicare un campo magnetico sia a una parte che a tutto il corpo. Si ottiene un campo magnetico esteso a tutta la lunghezza del solenoide ed espanso ai suoi estremi. Il campo magnetico appare piuttosto omogeneo e decresce d’intensità dal centro della struttura verso gli estremi del solenoide, non risente di eventuali errori di posizionamento dello strumento o del paziente.

1 Per quali condizioni si può usare la magnetoterapia?

È indocato usare il solenoide a tunnel quando si voglia trattare globalmente una regione corporea che non presenti lesioni ben localizzate.
Trova applicazione dunque in patologie prive di direzioni spaziali preferenziali, quali osteoporosi, fratture complesse e ramificate di bacino o altri distretti ossei, rachialgie, edemi diffusi. La dimensione del tunnel influenza molto l’intensità del 

campo magnetico. In generale, a parità d’avvolgimenti, tanto maggiore è il diametro della bobina, tanto minore è la densità d’energia del campo.

E’ indicato usare un solenoide unico a forma di disco per il trattamento di patologie localizzate e di strutture corporee poco profonde. Anche in questo caso la dimensione e il numero di avvolgimenti influenzano notevolmente le caratteristiche del campo magnetico. I solenoidi a disco più comuni sono quelli aventi un diametro di 15 cm e 7,5 cm. Il solenoide a disco di 15 cm di diametro è molto efficace per sfruttare le frequenze da 0 a 150 Hz. A queste frequenze infatti un solenoide di tali dimensioni garantisce un campo magnetico di buona intensità, dimensione e profondità. Questa metodica è utilizzata soprattutto per il trattamento d’ulcere da decubito poco profonde o per lesioni di tronchi nervosi superficiali. Il solenoide a disco di 7,5 cm di diametro è utilizzato per le frequenze da 300 a 750 Hz, soprattutto per l’azione analgesica espressa dai CEMP a questi valori. Il trattamento è rivolto a strutture molto superficiali e di piccole dimensioni.

La metodica a due solenoidi contrapposti e paralleli tra loro è indicata per il trattamento di lesioni ben orientate nello spazio, quali una frattura ossea lineare o un’interruzione di un tronco nervoso. Grande importanza riveste il posizionamento corretto dei due solenoidi che devono esser sistemati quanto più possibile paralleli tra loro e alla minore distanza dalla lesione.

I CEMP sono stati utilizzati per molte patologie, alcune con adeguato razionale, altre con ipotesi terapeutiche più o meno attendibili.
Dall’analisi dei lavori sperimentali e clinici effettuati negli ultimi quarant’anni si può affermare che i CEMP sono accreditati di effetti trofici e analgesici che si esplicano nei confronti di molti tessuti e in molte condizioni patologiche (osteoporosi, artrosi, ritardo di consolidazionee pseudoartrosi delle fratture ossee, osteonecrosi, protesi d’anca dolorosa, ulcere da decubito, algodistrofia, paralisi periferiche, sindromi dolorose localizzate o generalizzate, sindrome fibromialgica, nevralgia del trigemino).

2 Quanto dura il trattamento di magnetoterapia?

Il tempo di trattamento varia molto in funzione della patologia. Patologie ortopediche classiche, come la pseudoartrosi o l’ostenecrosi, richiedono dalle 4 alle 8 ore di trattamento al dì per cicli di un mese. Le patologie dolorose richiedono in genere tempi di trattamento più limitati: 30-60 minuti al dì per un ciclo di 20 giorni.

3 Ci sono controindicazioni alla magnetoterapia?

  • Controindicazione assoluta: al trattamento con CEMP vi è il trattamento di pazienti portatori di pacemaker cardiaco o altri elettrostimolatori a permanenza (per esempio vertebrali). In questi casi le delicate apparecchiature potrebbero subire danni alla struttura o al software.
     
  • Controindicazione prudenziale: pazienti affetti da patologie tumorali attive, specie leucemie o altre similari. Anche la terapia con CEMP in pazienti affetti da Morbo di Paget osseo è da evitare, in quanto questa patologia è contraddistinta da un anomalo e accelerato metabolismo osseo. Il segnale elettromagentico non è in grado di agire selettivamente sulla componente ossea anabolica. Ne può derivare un’accentuazione del difetto metabolico di base.
     
  • Controindicazioni relative: fenomeni di intolleranza generica alla terapia con campi magnetici, quali sonnolenza, irrequietezza, insonnia e nausea. Fenomeni molto rari di solito osservati nei soggetti trattati al rachide cervicale.

Dott. Andrea Zattin Dott. Andrea Zattin
Dott.

Andrea Zattin

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