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Aritmie: la fibrillazione atriale e la nuova terapia anticoagulante orale 

Aritmie: la fibrillazione atriale e la nuova terapia anticoagulante orale 

La fibrillazione atriale è l’aritmia più comune nella popolazione, se non diagnosticata o tenuta sotto controllo con la terapia può comportare rischi molto seri per la salute.

Dott. Andre Nyabenda

Quali sono i sintomi e le cause più frequenti della fibrillazione artiale?

Questa patologia può essere favorita da un ampio numero di malattie, ma il fattore di rischio più importante è rappresentato dall’ipertensione arteriosa, a cui si associa alla fibrillazione atriale nel 50-65% seguito da diabete (20%), obesità , apnee notturne e fumo. Ovviamente anche età e stile di vita hanno un ruolo importante, come ad esempio l’assunzione di alcune sostanze (alcoolici, caffeina, amfetamina...) oltre che fattore di rischio può costituire una vera e propria causa di innesco dell’aritmia. 

Quali sono i sintomi e le cause più frequenti?

L’aritmia ha varie manifestazioni: una sensazione di una pulsazione irregolare (cuore ballerino) ad uno sfarfallio al petto, affanno per sforzi lievi, dolore al petto fino alla perdita di coscienza. Tuttavia circa un terzo di pazienti è asintomatico, e viene riscontrata in un Elettrocardiogramma eseguito casualmente per altri motivi. 

Ad oggi, in cosa consistono le terapie indicate tradizionali?

La terapia, oltre alla rimozione della causa scatenante, consiste nell’uso di farmaci in grado di rallentare la frequenza cardiaca, interrompere l’aritmia  e di prevenire il ritorno della fibrillazione. Nella fibrillazione atriale cronica si riduce il rischio di ictus ischemico mediante terapia anticoagulante, ma aumenta il rischio di emorragia ed è compito del cardiologo, con l’ausilio di indici specifici, bilanciare i due i rischi per un determinato paziente.

Quali sono le novità?

Negli ultimi cinquant’anni, i farmaci utilizzati come anticoagulanti sono stati gli antagonisti della vitamina K, farmaci che hanno con notevoli limitazioni, variabilità di livello di coagulazione dello stesso soggetto e da soggetto a soggetto. Per superare i limiti dei vecchi anticoagulanti orali, sono stati sviluppati nuovi farmaci, ugualmente efficace nel ridurre il rischio di trombosi, con minore rischio emorragico soprattutto intracranico. I NAO (nuovi anticoagulanti orali) rappresentano la terapia di prima scelta in caso di difficoltà logistiche nell’effettuare il monitoraggio della terapia anticoagulante orale o nello stabilizzare INR oppure in pazienti con pregresso ictus ischemico o pregressa emorragia intracranica o emorragie periferiche maggiori.

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