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Artrosi della mano: Rizoartrosi

Artrosi della mano: Rizoartrosi

Dal tutore alle infiltrazioni, fino alla chirurgia per eliminare il dolore

Frequente nelle donne, l'artrosi della mano è una condizione infiammatoria cronica caratterizzata dalla degenerazione progressiva della cartilagine delle articolazioni. 
Nella mano colpisce più frequentemente la base del pollice, creando il quadro della rizoartrosi o artrosi dell’articolazione trapezio-metacarpale, tra il primo metacarpo ed un ossicino del polso che si chiama trapezio.
 

I sintomi dell'artrosi alla mano

Il sintomo che induce il paziente a rivolgersi al medico è il dolore articolare alla base del pollice associato all’impotenza funzionale. Si tratta di un dolore che peggiora progressivamente, che si acutizza con i movimenti o sotto carico, e che spesso si può presentare al mattino associato a rigidità.
 

Quali sono le caratteristiche principali dell'artrosi della mano?

L’artrosi, in generale, è una patologia che riguarda il 15% circa dei pazienti oltre i 65 anni. Nella sola regione del Veneto, uno studio recente ha registrato un'incidenza del 21% nelle donne e del 16% negli uomini. Nel 10% dei casi essa è localizzata al pollice (rizoartrosi): colpisce soprattutto per le donne tra i 50 e i 70 anni.

Le pazienti lamentano di non riuscire a: girare una chiave, svitare un tappo o un coperchio, strizzare un canovaccio e a condurre una normale gestione domestica. Nel tempo la base del pollice diventa instabile, tanto che il metacarpo si sublussa, la mano si deforma e l’attrito tra i due capi articolari, metacarpo e trapezio, non più stabili, crea ulteriore danno articolare con peggioramento della sintomatologia dolorosa ed aggravamento dell’impotenza funzionale.
 

Quali sono le terapie possibili?

Il gold standard del trattamento all’inizio consiste generalmente nell'utilizzo di tutori che immobilizzano e sostengono la parte interessata, riducono la lassità articolare e di conseguenza il dolore. Ai tutori si associano i condroprotettori che possono rigenerare la cartilagine distrutta dal processo degenerativo, se associati ai tutori immobilizzanti. Dopo 2 mesi circa si rivede il paziente, se sta bene si prosegue la terapia in atto. Se invece il dolore permane, ma vi è una riduzione della lassità articolare, si può procedere all’infiltrazione endoarticolare di acido ialuronico.

Cosa accade se tutori e infiltrazioni non eliminano il dolore?

In tal caso è opportuno procedere alla chirurgia. Il trattamento chirurgico della rizoartrosi consiste nell’asportare il trapezio e ricostruire lo spazio residuo con plastiche tendinee: si tratta della cosiddetta artroplastica in sospensione. Quando il paziente è giovane, invece, si tende ad eseguire l’artrodesi: si asportano i capi articolari degenerati, si mettono in asse con un filo che si asporta prima che il callo osseo calcifichi, si crea così una pseudoartrosi ovvero una specie di neoarticolazione che riduce nettamente il dolore. Il futuro, non troppo lontano, è il lipofilling, cioè l’iniezione endoarticolare di tessuto adiposo prelevato, secondo Coleman, dall’addome e iniettato dentro all’articolazione stessa. Nel tessuto adiposo sono contenute le cellule staminali mesenchimali che iniettate ricostruiscono la cartilagine. È la medicina rigenerativa del futuro.
 

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