(Adnkronos Salute) A prima vista non presenta nulla di sospetto, anzi, sembra la classica graziosa bambola alla quale le bambine fanno finta di dare da mangiare per imitare le loro mamme. Ma la sua funzione principale ha scatenato pesanti critiche: in pratica, muove la testa da una parte, in modo da rifiutare il cibo. E subito i creatori spagnoli di 'Nenuco Won't Eat' ('Nenuco non mangerà') sono stati accusati di incoraggiare l'anoressia.
Abbiamo chiesto alla nostra specialista in Dietistica, la dottoressa Maria Isabella Zuccalà, una sua opinione in merito.
Allarmismo o preoccupazione fondata? Nessuna delle due ipotesi, semmai uno spunto di riflessione. Il polverone mediatico che si è sollevato a proposito della bambola che rifiuta il cibo denuncia soprattutto che i disturbi dell’alimentazione sono materia oscura per molti e, in quanto tale, è facile che susciti posizioni opposte come paura o noncuranza.
Se una bambola che rifiuta il cibo simulando un normale comportamento da bambini può diventare un modello pericoloso, allo stesso modo dovremmo tenere i bambini distanti da fratelli minori o altri bambini che fanno i capricci per mangiare, e così non è; al contrario il rifiuto della bambola potrebbe far mettere a punto al bambino, nella dinamica del gioco, delle strategie per farla mangiare e rinforzare il concetto che il mangiare è il comportamento salutare e il non mangiare quello da correggere.
I veri rischi di emulazione risiedono altrove: tra i fattori di rischio specifici per i disturbi dell’alimentazione ci sono familiari di riferimento - soprattutto madre o fratelli e sorelle maggiori - che seguono regimi restrittivi, manifestano necessità di controllare costantemente degli introiti di cibo, attenzione per il peso, o esternino giudizi su se stessi in base al peso. Situazione, questa, molto frequente rispetto alla possibilità di giocare con una bambola che fa i capricci per mangiare, e a cui non viene attribuita la giusta importanza nella prevenzione dei disturbi.
Tutt’al più i costruttori potevano spendersi nel mettere a punto una bambola che alterni il comportamento del rifiuto a quello dell’accettazione del cibo, anche solo per rendere il gioco meno frustrante.