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Fanatici dello spinning? Occhio al mal di testa

Fanatici dello spinning? Occhio al mal di testa

Si tratta di una cefalea da sforzo: chi ne soffre di più sono le donne, nelle quali la frequenza arriva al 54%

Non siamo nella stagione ideale per una bella gita in bicicletta, ma molti hanno trovato come usufruire ugualmente dei benefici delle due ruote con lo spinning bike o indoor cycling.

È un’attività di fitness inventata negli anni '90 da un atleta californiano noto in tutto il mondo solo come Johnny G e ormai di moda anche nelle palestre italiane dove spesso si possono osservare sale piene di giovani e meno giovani che si affaticano su biciclette fisse al ritmo di una musica a volte incalzante.

Il programma spinning prevede l’impiego di una speciale bicicletta dove il perno dei pedali può variare la sua resistenza simulando il piano, la salita o la discesa in modo da far affrontare sforzi muscolo-articolari variabili a seconda dell’esercizio programmato.

La musica diffusa nella palestra durante le lezioni di spinning è un fattore importante perché, grazie al ritmo musicale, aiuta a modulare i movimenti allo sforzo sincronizzandosi con la resistenza dei pedali. Il pedalatore viene così coinvolto sia in senso fisico che psichico, anche se, per quanto grande possa essere il rilassamento infuso ad esempio dalla sesta sinfonia di Beethoven adatta a una pedala in piano non ottiene gli stessi effetti della vista di un prato fiorito che offre una pedalata all’aria aperta.

Ma se è vero che la filosofia dello spinning è quella di ricreare in tutto e per tutto il reale utilizzo della bicicletta, anche i ciclisti di spinning devono stare attenti agli svantaggi che le due ruote possono produrre.
L’utilizzo agonistico della bicicletta, infatti, può provocare mal di testa, un tributo che d’altronde può richiedere qualsiasi esercizio fisico che richieda sforzi muscolari concentrati.

Fra tutti gli sportivi però, i ciclisti sarebbero fra i più esposti a questo tipo di mal di testa: secondo uno studio olandese pubblicato sulla rivista Headache dal Dipartimento di Medicina dello Sport del Sint Lucas Andreas Hospital di Amsterdam e dal Meander Medical Centre di Amersfoort ne avrebbe sofferto almeno una volta il 45% dei 4mila ciclisti valutati, il 37% almeno 1 volta al mese e il 10% ogni settimana.

Cefalea da sforzo e ciclismo femminile

Chi ne soffre di più sono le cicliste, nelle quali la frequenza arriva al 54% e il dato non stupisce dato che le donne soffrono di mal di testa il doppio dei maschi. Un chiaro indizio sulla natura di questa cefalea deriva dal fatto che a esserne meno colpiti sono gli anziani: si tratta infatti di una cefalea da sforzo e l’anziano tende a evitare sforzi eccessivi. Nella popolazione generale la frequenza di questa cefalea è del 26% circa e se non si svolge un’attività sportiva o lavorativa che richiede particolari sforzi, non va sottovalutata. Segni importanti sono la sua comparsa improvvisa e la gravità subito molto intensa: il cosiddetto dolore a rombo di tuono. Ancor più gravi sono la comparsa di confusione o addirittura lo svenimento. Altri segni e sintomi d’allarme possono essere facilmente individuati dal medico, anche se fortunatamente spesso la sua ricerca risulta infruttuosa: uno studio pubblicato sul Journal of Headache Pain nel 2008 ha infatti indicato che l’82% di questi mal di testa non deriva da altre malattie ed è di carattere benigno. I pazienti devono comunque insospettirsi se il mal di testa si presenta in occasione di sforzi di ordinaria amministrazione come ad esempio il coito nell’attività sessuale o una defecazione particolarmente impegnativa.

La cefalea post traumatica nello sport

Negli atleti le occasioni di scatenamento invece non mancano a causa della vasodilatazione indotta da un esercizio prolungato o da un danno procurato da un trauma. In quest’ultimo caso, che interessa soprattutto calciatori che colpiscono la palla di testa, giocatori di football, pugili o judochi, si parla di cefalea post-traumatica, una forma dovuta all’interessamento delle fibre nervose simpatiche cervicali del collo al momento del trauma. Ha le caratteristiche di una cefalea tensiva cronica e spesso si accompagna a vertigini, ronzii, disturbi visivi e questo quadro sintomatologico, prima di risolversi nell’arco di qualche mese, spontaneamente o con l’aiuto di un adeguato trattamento farmacologico, fa in tempo a generare nel malcapitato atleta irritabilità, ansia prestazionale, depressione, senso di affaticamento, disturbi del sonno, mancanza di concentrazione, reazioni rallentate e calo delle performance sportive. Forse le ultime papere del portiere Buffon derivano dalla sua craniata sul palo della porta nella partita Juventus/Shakhtar quando ha cercato di evitare il pareggio avversario.

Fonte: corriere.it
 

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