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Dimostrato il legame tra cibo e sonno: dorme meglio chi mangia meglio

Dimostrato il legame tra cibo e sonno: dorme meglio chi mangia meglio

Cambiano i ritmi e la qualità del sonno a seconda di quello che mangiamo. Chi assume più calorie riposa di meno

Il nostro corpo e le sentinelle che lo fanno funzionare al meglio - cibo, benessere fisico, sonno - dipendono in buona parte anche da quello che mangiamo. Ma nessuna ricerca era mai andata a verificare davvero cosa significa, per i ritmi del fondamentale riposo notturno, mangiare determinati nutrienti piuttosto che altri, bere alcol, esagerare con i carboidrati o con le proteine.

Ci hanno pensato, negli ultimi mesi, i ricercatori della Perelman School of Medicine dell'università della Pennsylvania che hanno confrontato dieta e abitudini di vita degli americani misurando poi le ore del sonno. E scoprendo che chi ha una dieta più varia, dorme il numero di ore considerate universalmente "giuste" e salutari, ovvero le fatidiche 7-8 per notte.

Mentre chi dimentica di ingerire vitamine, proteine o altri nutrienti, esagerando magari solo con una famiglia della catena alimentare, tende a far parte di altre categorie di sonno, soprattutto a quella di chi dorme molto poco e a quella di chi dorme troppo.

Quanto dormi la notte?

Gli scienziati americani hanno diviso il loro campione - rappresentante dell'intera popolazione americana, per razza, età, ceto sociale, condizioni fisiche - a seconda delle ore dormite: dal sonno molto breve (4-5 ore a notte), a quello breve (5-6 ore), allo standard (7-8 ore), per passare poi al sonno lungo tipico dell'infanzia (sopra le 9 ore a notte).
Hanno poi sottoposto il campione prescelto a una serie di domande, chiedendo di tenere un diario sulla dieta seguita giorno dopo giorno, cercando di non scordare nulla, dal caffè del mattino al bicchiere di acqua tra un pasto e uno spuntino. Dati alla mano, i ricercatori hanno tracciato tutti quegli elementi che differivano rispetto alla dieta e alle calorie immesse del gruppo considerato più "sano", ovvero quello che dichiara di dormire 7-8 ore a notte.

Più calorie, meno sonno

La categoria di chi riesce a riposare bene per 7-8 ore è quella che mostra una maggiore varietà nella scelta della dieta, alternando ogni giorno vitamine, proteine, carboidrati, minerali, fibre, non eccedendo con le bevande alcoliche (che ridurrebbero, secondo le ultime ricerche, la fase Rem). E, elemento ancor più importante, la categoria standard si riconosce anche per essere quella che beve più acqua nel corso della giornata.

Mentre alla sponda opposta - quella categoria la cui dieta è monotona e carente - sta il gruppo di chi dorme molto poco. Una particolare differenza viene fatta anche rispetto al computo delle calorie della giornata: qui chi ne consuma di più è chi dorme 6 ore a notte, seguito da chi ne dorme 7-8, a ruota da chi ne dorme solo 4 o 5 e per ultimi, invece, compaiono i gran dormitori, che mangerebbero anche meno, a suggellare le teorie che vedono chi ha problemi di stanchezza consumare maggiori quantità di cibo e pasticciare con grassi e dolciumi.

I minerali e le vitamine sono fondamentali per il riposo

Gruppo per gruppo, analizzando i diari della dieta dei partecipanti, i ricercatori hanno anche collegato un modello di comportamento alimentare che si ripete a seconda delle ore dormite dai vari gruppi.

Statisticamente infatti, chi dorme periodi molto brevi beve poca acqua, e consuma meno licopene (il carotenoide contenuto per esempio nei pomodori, riconosciuto come potente antiossidante) e carboidrati totali.

Chi riposa 6 ore a notte ancora una volta beve troppo poco (in termini di bicchieri di acqua nel corso della giornata) e immette meno vitamina C e selenio (oligominerale che combatte i radicali liberi contenuto tra gli altri in carne e pesce). Per chi dorme molto invece le carenze maggiormente ricorrenti riguardano la colina (un co-enzima utile per il corretto funzionamento del metabolismo contenuto nel tuorlo d'uovo), i carboidrati, la teobromina (alcaloide tipico del cacao) e l'acido laurico, un grasso saturo contenuto nell'olio, nel latte e nei latticini, dalle proprietà anti infettive.

fonte: corriere.it

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